relazioni cromatiche

"Per me il colore è il mezzo del mio linguaggio. E’ automatico.  
Non sto rendendo ‘omaggio a un quadrato’.  
E’ solo il piatto su cui servo la mia mania per il colore"
Josef Albers

E’ l’artista, prima di qualsiasi altra persona, a stringere un rapporto privilegiato e confidenziale con il colore. L’osserva, l’utilizza, lo sperimenta, lo impasta, lo crea, lo rinnova, lo analizza, ci s’identifica, a prescindere dal tipo di medium utilizzato. Per Dory Zard il colore è il fulcro del suo percorso creativo, che si contraddistingue per la stupefacente coerenza con cui l’artista passa dalla teoria alla pratica. Una ricerca espressiva che combina  ragione ed istinto, riflessione scientifica e impulso liberatorio. L’artista ha iniziato a sperimentare sulla tavolozza le diverse combinazioni di colori per poi dipingere su un formato rettangolare le scale cromatiche, dal blu al giallo, dal rosso al  giallo, dal blu al rosso, dal nero al bianco. Su un formato quadrato ha invece fatto emergere  i colori primari e secondari delle scale cromatiche  in modo più netto e vibrante, quasi come dei tasselli incastonati in un mosaico pittorico dallo schema romboide e quadrato. Qui la differenza tra il tono e il timbro di un colore è simile a quella che si trova nella musica, un settore in cui Dory Zard ha lavorato per molti anni. La vibrazione del colore sembra infatti corrispondere a quella delle onde sonore, poiché entrambi sono esperienze percettive della vibrazione del mondo.

Dopo aver indagato le variazioni cromatiche, l’artista si è dedicato dal 2006 ad un ciclo di lavori fondati sulla relazione numerica e graduale dei colori primari, iniziando da una tavola completamente dipinta di rosso a cui ha accostato gradualmente il blu. I numeri nei titoli delle opere indicano infatti i rapporti dei colori primari usati, come in b32 – r4, dove vi è un rapporto 32 : 4 di blu e rosso.  La sua elaborazione analitica si sposta poi sulla ripartizione della superficie pittorica, anch’essa fondata su principi matematici che danno origine a composizioni lineari e iterative. La superficie quadrata di una tavola  è stata così suddivisa in due, quattro, otto, sedici, raddoppiando fino a duecentocinquantasei unità di colore, alternando il rosso al blu in un crescendo di vibrazioni cromatiche. Questa elaborazione rigorosa precede la ‘pratica’ pittorica, che diventa per Dory Zard esperienza irrazionale e liberatoria, creativa e catartica. Nella stesura delle pennellate avviene infatti il riscatto dai vincoli della matematica, della memoria, del mito, della convenzione, e si proietta l’insorgenza liberatoria di un automatismo.

Dory, non a caso, sembra ispirarsi all’aspetto più astrattivo del Surrealismo, ovvero alla scrittura automatica, in cui è esaltata  la funzione evocativa e allucinatoria del segno e del colore. Ecco allora che l’improvvisazione psichica risolve i moduli cromatici in accezioni di vibratilità segnica.  Qui una  texture di segni germina sulla superficie dell’opera facendo divenire il mezzo cromatico una meraviglia immaginativa e poetica nel contesto dell’iterazione di componenti modulari e ripetitivi. Questo processo artistico è vicino però anche alle metodologie dell’arte minimalista e concettuale, e cioè a quella estetica della ripetizione seriale e della esaltazione delle forme primarie ed elementari. Con questi movimenti artistici Dory Zard condivide  un tipo di operatività tendente a un’intelligenza teorica, concettuale dell’arte e del fare l’arte. Questo percorso è sempre più evidente nel ciclo di opere su tavola del 2007, in cui l’artista ha proseguito la ricerca  esplorando la varietà dei colori secondari  secondo un nuovo schema relazionale. Dal parallelismo di due strisce di colori primari poste orizzontalmente al centro della tavola nascono due campiture con le gradazioni dei colori da esse derivanti. Così dal mescolarsi del giallo, del blu e del rosso ha ottenuto i colori secondari, e cioè il verde, l’arancio e il viola, sempre rispettando delle proporzioni ben precise. In queste aree cromatiche l’artista di nuovo lascia spazio alla sua immaginazione segnica.  Osservando da vicino l’opera, si nota infatti un continuo
modificarsi della struttura cromatica in miriadi di segni, che donano movimento e ritmo all’intera composizione. A completare la ricerca, un quadro dedicato al bianco e al nero e un altro rappresentante alcuni quadrati concentrici degradanti dal viola al rosso che girano di 90°.

L’artista è comunque interessato non solo al pigmento ma anche alle qualità materiche e tattili del colore che esalta attraverso l’uso alternato di vernici opache e brillanti e di una pennellata più o meno densa.
Nell’ultimo ciclo di opere Figure geometriche in rotazione, realizzate tra il 2008-2009, Dory Zard è tornato sui colori del bianco e del nero, di cui ne ha studiato le proporzioni e le qualità cromatiche, e sull’alternanza di campiture con acrilici brillanti ed opachi. Qui la nota distintiva è nel soggetto dipinto, che vede una figura geometrica regolare rappresentata tante volte quanti sono i suoi lati più uno (n + 1),  secondo un processo di rotazione uniforme all’interno di un cerchio ideale inscritto alla base della tavola quadrata. Il fine della rotazione è ottenere la prima e l’ultima rappresentazione della figura geometrica sullo stesso asse. Nel caso del quadrato, per esempio, si potranno vedere cinque posizioni della stessa figura, di cui la prima e l’ultima sono parallele. Anche la scala cromatica, che va dal bianco al nero e viceversa, a seconda se la campitura del fondo esterno sia bianca o nera,  viene dosata sempre secondo un rapporto matematico-logico. Se nelle figure del triangolo e dell’esagono l’artista ha continuato ad utilizzare il dosaggio dei colori con il rapporto 1/1, ½, ¼, 1/8, 1/16, 1/32, 0/1, nel caso del quadrato, del pentagono, dell’ottagono e del decagono Dory Zard ha usato una costante diversa, quella della radice di 2, che è lo sviluppo della scala cromatica precedente, pur conservando i valori precedentemente usati. Con questi ultimi lavori l’artista conferma la sua dedizione all’iter processuale dell’opera, in cui il rapporto matematico-logico, con le sue regole e ripetizioni, gli fornisce la via per raggiungere una gestualità pittorica nelle aree di campitura.

In realtà l’ambizione di Dory Zard è quella di ottenere in futuro una gestualità libera e spontanea nella pittura senza avere necessità di dover “attraversare” il processo metodologico.  
Si può affermare che in tutti i cicli di lavori, e più in generale, nell’intero percorso artistico di Dory Zard c’è un costante interesse nella relazione tra i colori, che va a  influenzare la  loro stessa struttura e la suddivisione della superficie su cui li distende. Il suo interesse relazionistico si amplia alla geometria, al suono, e infine allo spazio, inteso come un insieme di variazioni di suoni e di timbri cromatici, con dei progetti futuri che prevedono installazioni, performance e happening in rete.

L’artista opera dunque una sorta di relazionismo, mettendo in pratica più logiche di relazione e di conseguenza più discorsi formalizzanti, che si lasciano influenzare dal processo dell’esistenza e dell’azione di metamorfosi umana. Le opere di Dory Zard comunicano che anche le cose  in apparenza più astratte sono in realtà legate alla vita.

Lorella Scacco