relazioni cromatiche |
"Per me il colore è il mezzo del mio linguaggio. E’ automatico. E’ l’artista, prima di qualsiasi altra persona, a stringere un rapporto privilegiato e confidenziale con il colore. L’osserva, l’utilizza, lo sperimenta, lo impasta, lo crea, lo rinnova, lo analizza, ci s’identifica, a prescindere dal tipo di medium utilizzato. Per Dory Zard il colore è il fulcro del suo percorso creativo, che si contraddistingue per la stupefacente coerenza con cui l’artista passa dalla teoria alla pratica. Una ricerca espressiva che combina ragione ed istinto, riflessione scientifica e impulso liberatorio. L’artista ha iniziato a sperimentare sulla tavolozza le diverse combinazioni di colori per poi dipingere su un formato rettangolare le scale cromatiche, dal blu al giallo, dal rosso al giallo, dal blu al rosso, dal nero al bianco. Su un formato quadrato ha invece fatto emergere i colori primari e secondari delle scale cromatiche in modo più netto e vibrante, quasi come dei tasselli incastonati in un mosaico pittorico dallo schema romboide e quadrato. Qui la differenza tra il tono e il timbro di un colore è simile a quella che si trova nella musica, un settore in cui Dory Zard ha lavorato per molti anni. La vibrazione del colore sembra infatti corrispondere a quella delle onde sonore, poiché entrambi sono esperienze percettive della vibrazione del mondo. Dopo aver indagato le variazioni cromatiche, l’artista si è dedicato dal 2006 ad un ciclo di lavori fondati sulla relazione numerica e graduale dei colori primari, iniziando da una tavola completamente dipinta di rosso a cui ha accostato gradualmente il blu. I numeri nei titoli delle opere indicano infatti i rapporti dei colori primari usati, come in b32 – r4, dove vi è un rapporto 32 : 4 di blu e rosso. La sua elaborazione analitica si sposta poi sulla ripartizione della superficie pittorica, anch’essa fondata su principi matematici che danno origine a composizioni lineari e iterative. La superficie quadrata di una tavola è stata così suddivisa in due, quattro, otto, sedici, raddoppiando fino a duecentocinquantasei unità di colore, alternando il rosso al blu in un crescendo di vibrazioni cromatiche. Questa elaborazione rigorosa precede la ‘pratica’ pittorica, che diventa per Dory Zard esperienza irrazionale e liberatoria, creativa e catartica. Nella stesura delle pennellate avviene infatti il riscatto dai vincoli della matematica, della memoria, del mito, della convenzione, e si proietta l’insorgenza liberatoria di un automatismo. Dory, non a caso, sembra ispirarsi all’aspetto più astrattivo del Surrealismo, ovvero alla scrittura automatica, in cui è esaltata la funzione evocativa e allucinatoria del segno e del colore. Ecco allora che l’improvvisazione psichica risolve i moduli cromatici in accezioni di vibratilità segnica. Qui una texture di segni germina sulla superficie dell’opera facendo divenire il mezzo cromatico una meraviglia immaginativa e poetica nel contesto dell’iterazione di componenti modulari e ripetitivi. Questo processo artistico è vicino però anche alle metodologie dell’arte minimalista e concettuale, e cioè a quella estetica della ripetizione seriale e della esaltazione delle forme primarie ed elementari. Con questi movimenti artistici Dory Zard condivide un tipo di operatività tendente a un’intelligenza teorica, concettuale dell’arte e del fare l’arte. Questo percorso è sempre più evidente nel ciclo di opere su tavola del 2007, in cui l’artista ha proseguito la ricerca esplorando la varietà dei colori secondari secondo un nuovo schema relazionale. Dal parallelismo di due strisce di colori primari poste orizzontalmente al centro della tavola nascono due campiture con le gradazioni dei colori da esse derivanti. Così dal mescolarsi del giallo, del blu e del rosso ha ottenuto i colori secondari, e cioè il verde, l’arancio e il viola, sempre rispettando delle proporzioni ben precise. In queste aree cromatiche l’artista di nuovo lascia spazio alla sua immaginazione segnica. Osservando da vicino l’opera, si nota infatti un continuo L’artista è comunque interessato non solo al pigmento ma anche alle qualità materiche e tattili del colore che esalta attraverso l’uso alternato di vernici opache e brillanti e di una pennellata più o meno densa. In realtà l’ambizione di Dory Zard è quella di ottenere in futuro una gestualità libera e spontanea nella pittura senza avere necessità di dover “attraversare” il processo metodologico. L’artista opera dunque una sorta di relazionismo, mettendo in pratica più logiche di relazione e di conseguenza più discorsi formalizzanti, che si lasciano influenzare dal processo dell’esistenza e dell’azione di metamorfosi umana. Le opere di Dory Zard comunicano che anche le cose in apparenza più astratte sono in realtà legate alla vita. Lorella Scacco |